La Piazza Pio II prende il nome da Enea Silvio Piccolomini, principe della Chiesa e ricercato umanista, amante delle lettere e delle arti, con una particolare predilezione per l’architettura: commissionò a Bernardo Rossellino la realizzazione di Pienza, l’antico borgo medievale di Corsignano. Pio II e l’architetto Bernardo Rossellino lavorarono a stretto contatto al rinnovamento di Corsignano trasformandolo in un gioiello di urbanistica rinascimentale, che, per volere del papa, fu promossa al rango di città con il nome di Pienza.
Il Rossellino, nato nel 1409 a Settignano e morto, come Pio II, nel 1464, fu seguace di Leon Battista Alberti, con il quale aveva diretto il cantiere di Palazzo Rucellai a Firenze. Il nuovo progetto urbanistico di Pienza fu portato a termine in un breve lasso di tempo, tra il 1459 e il 1462, grazie al favore del Papa e a quello dei cardinali e dei dignitari di corte che furono obbligati da Enea Silvio stesso a costruirsi un palazzo nella nuova cittadina.
L’antico assetto medievale della piazza con la chiesa romanica di S. Maria veniva così completamente distrutto, per lasciare spazio alla prima “città ideale” auspicata dagli antichi e poi dagli umanisti, affinché la ragione politica si riflettesse perfettamente nell’assetto urbano.
L’antico assetto medievale della piazza con la chiesa romanica di S. Maria veniva così completamente distrutto, per lasciare spazio alla prima “città ideale” auspicata dagli antichi e poi dagli umanisti, affinché la ragione politica si riflettesse perfettamente nell’assetto urbano.
Il fulcro del rinnovamento è, infatti, la piazza trapezoidale, con pavimento a grandi rettangoli di mattoni rossi bordati di pietra, e circondata da monumentali architetture rappresentanti i poteri della nuova Corsignano, quello religioso, quello politico e quello privato: la cattedrale e il palazzo vescovile, il palazzo comunale e il palazzo Piccolomini, residenza di famiglia del pontefice.
Ma il vero protagonista è l’uomo che, ponendosi al centro della piazza, ove è un cerchio bianco in travertino, costituisce l’unità di misura di tutte le architetture circostanti. L’ombra della facciata della cattedrale che, secondo il calendario giuliano allora vigente, a mezzogiorno del giorno dell’equinozio di primavera e del solstizio d’estate, s’iscrive perfettamente all’interno della quadrettatura della piazza, è espressione della poliedricità dell’uomo del Rinascimento, studioso sia delle materie umanistiche che di quelle scientifiche.